mercoledì 23 maggio 2012

DURST GIL (1938): una splendida settantenne

Anni fa, entrando in casa dell'amico Muyolab, notai un cubo nero di metallo e bachelite, un soprammobile impolverato che mi fissava stancamente. Quel coso emanava un'aura importante, di Storia. Allora non capivo granché di fotografia, tantomeno avrei saputo riconoscere una macchina fotografica in quello che mi sembrava un salvadanaio. Era semplicemente uno dei ricordi del nonno.
Recentemente, con un po' più di esperienze con varie macchine, m'è venuto in mente che quel dado spoporzionato poteva essere ancora funzionante, anche se in rete le notizie a riguardo erano poche e superficiali. Immagini scattate con la scatoletta? Manco a parlarne...
Allora faccio io quello che avrei sperato di trovare nel web: una bella recensione di un pezzo da museo!
Mi faccio prestare il monolito e ci infilo dentro una pellicola 120 Kodak Portra 400 ISO VC scaduto (donatomi dall'amico Francesco, assieme ad uno sfortunato 160 ISO che si è rotto al terzo scatto)

Durst Gil

Immaginatevi un parallelepipedo nero delle dimensioni di un cartone del latte da mezzo litro, ripieno di pietre. Ecco, state maneggiando una Gil della Durst, casa produttrice di Bressanone, che dal 1929 ha sfornato vari modelli sia di macchine fotografiche che di accessori (vedi gli ingranditori).
E' una box-camera, con una focale di 105 mm e che accetta pellicole 120, facendo 8 fotogrammi 6x9 controllabili dal contapose posteriore.
Venne creata per la famiglia che poteva permettersi le prime gite fuori porta, senza la necessità di grande esperienza in fotografia.
Impostazioni? Minimali a dir poco: due diaframmi (f/16 e f/11), due tempi per l'otturatore (1/25' e P, ossia Bulb). Le levette dei diaframmi e dei tempi hanno le didascalie per agevolare i profani nelle regolazioni: si passa da Soggetti chiarissimi quali neve e mare -f/16 e 1/25'- a Interni e Ritratti -f/11 e 2-20 secondi-, per arrivare a 4-40 secondi suggeriti se si vuole scattare a f/16 in interni!
Messa a fuoco a stima, la ghiera parte da 1,5-4 metri e finisce a 4-infinito. Non è reflex, e per inquadrare occorre guardare in uno dei due specchietti -uno sul lato per formati landscape, uno sopra per i ritratti- ... non è stata impresa facile perché non ci si deve avvicinare troppo con l'occhio, basta tenerla all'altezza dell'ombelico. La si mantiene con una maniglia di cuoio che dà un tono quasi chic al tutto (ammetto che mi sembrava di andare in giro con una valigetta).
La rotella laterale fa scorrere la pellicola e al secondo-terzo giro si carica l'otturatore, evitando così le doppie esposizioni.
Smontandola ho notato la "banalità" della meccanica, roba da far storcere il naso agli amanti delle DSLR complicatissime ed elettronicissime. 
Guardare dentro una macchina così semplice mi ha toccato il cuore! Questo catorcio ha più del doppio della mia età ed è uscito indenne dalla IIa guerra mondiale (mentre alcune digitali odierne non reggono 2 gocce di pioggia senza andare in tilt).
         
Ecco le foto: credevo mooolto peggio! Ho scelto una giornata uggiosa per sfruttare l'alta sensibilità della pellicola, associata ad un modesto tempo di esposizione.
(clicca per ingrandirle)


controluce



(un po'troppo) mosso




@ f/11
Bari - Lungomare



Conclusioni finali? Facile da gestire, specie in giornate luminose con pellicole adeguate; la lente sembra ok, i colori molto naturali, tenendo presente che era nuvoloso, mentre il velo giallastro lo attribuisco alla pellicola; occorre prendere la mano nell'inquadrare e capire cosa si sta fotografando (ad es. lo spazio a destra non voluto nella foto della ragazza col portatile, la palma tagliata a dx). Voto? mmm...8+!
 
Una curiosità: il nome "Gil" sembra derivare dalle iniziali dell'inventore, ma in realtà dovrebbe essere l'acronimo di Gioventù Italiana Littorio (è pur sempre nata nel ventennio fascista...)


fonti:    Storiainsoffitta    Camera-wiki    Camerapedia

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