Qualche anno fa, entrando nel campus cuffiette alle orecchie, alzo lo sguardo e incrocio gli occhi di quello che a prima vista sembra uno spilungone seduto in mezzo alla strada. Accanto a lui frotte di segretarie di edizione che pendevano dalle sue labbra, tutte dotate di regolare walkman. Focalizzo la situazione e mi rendo conto di essere nel bel mezzo di un'inquadratura di quello che scoprirò poi essere un mediometraggio sulle università italiane, in questo caso sul politecnico barese. Telecamere e tutto, a riprendere scene di vita quotidiana universitaria.
In quei pochi attimi di attraversamento di scena il mio povero cervellino, sovraccarico di dati estremamente inutili, non riesce a dare un nome e cognome al regista famoso che ha appena guardato. "Eppure l'ho già visto, è un regista famoso..."
In tutto ciò nessuno accanto a me sembrava vederlo e riconoscerlo.
Dopo ricerche incrociate e grazie al Dio Google riesco a ricavare il nome di Carlo Lizzani.
Ora, non so i motivi che hanno spinto oggi pomeriggio il signor Lizzani a buttarsi dal balcone e a togliersi la vita.
Però ora posso solo rivolgere il mio pensiero a lui e ai fantasmi che (immagino) lo turbavano.
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